giovedì 23 novembre 2017

Sahara: Marocco, Marrakech.





Suggestivo, incantato, ricco di testimonianze di splendori passati, avvolto in ritmi di vita antichi, il Marocco offre al moderno viaggiatore una possibilità ormai difficile da trovare altrove: quella di sognare.
Eterna come le nevi delle cime più alte, imponente come le montagne dell'Atlante, radicata nella storia come le palme della sua terra, Marrakech è il tocco finale ad un quadro di bellezza immutabile.
I più grandi Re se la sono contesa, nobili dinastie vi si sono avvicendate, saggi, artigiani, architetti, pittori, scultori di ogni epoca vi hanno costruito palazzi principeschi, moschee, giardini.
Berberi e Arabi vi si riuniscono, nomadi e popolazioni montane vi convergono, l'artigianato fiorisce, è il paradiso dei mercanti.
E poi palazzi, alberghi, ristoranti e souk.





Marrakech si sveglia, come tutte le mattine da 800 anni, con le stesse inflessioni cantilenanti, il richiamo del muezzin echeggia dall'alto di 70 metri della Koutoubia, il faro spirituale di Marrakech.
La folla si accalca verso la moschea Ben Youssef, addossata alla mèdersa, uno dei più straordinari monumenti di Marrakech, gigantesca e superba scuola coranica fondata dal sultano amerindie Abou el-Hassan nel 1331.
Il sole illumina Marrakech.
I suoi raggi rischiarono il marmo rosa delle fontane, invadono le corti acciottolate, fanno scintillare le magnifiche decorazioni, riscaldano i turchesi, i verdi, i bianchi dei mosaici, si perdono negli stucchi del Palazzo della Bahia e di Dar Si Said, oggi museo che racchiude la quintessenza delle arti del Marocco.





Il sole tramonta su Marrakech.
In un cielo fiammeggiante contro il quale si stagliano le nevi eterne dell'Atlante, il padiglione della Menara rispecchia le sue proporzioni perfette nelle acque immobili del lago.
Fuori dal tempo.
Al Souk del rame dove con un'espressione grave e concentrata ed un'abilità atavica, gli orafi martellano il metallo.
O forse al Souk Laghzal riservato alla lana.
A el Btana, quelli delle pelli di montone. Oppure al Souk Zarbia, all'asta dei tappeti e dei caftani.
Decisamente un'altra dimensione. Dove il profumo di zafferano, cumino, pepe nero, zenzero, verbena, chiodi di garofano, fiori d'arancio incantano le narici.





Dove si ammucchiano sacchi di mandorle, noccioline, fave, cesti di datteri, tonnellate di olive mentre sui banchi degli speziali stanno allineati vasi di henné, ghassoul, fiale di estratto di rose, glossino, menta, khol, pezzi d'ambra, muschio...E' il souk di Marrakech.
Oltre i bastioni ocra, il ritmo cambia come cambiano i colori.
Brusio di vento le foglie, cinguettio di uccelli, profumo inebriante di gelsomino e caprifoglio, fragranza intensa dei celebri rosai di Marrakech dove la natura è un rifugio di pace, bellezza e raccoglimento, grata all'uomo che la disseta dal 1106 grazie ad un sistema ingegnoso di canalizzazioni, pozzi e sfruttamento delle sorgenti: 1300 ettari di verde, 180.000 palme, questa è la celebre "Palmerie de Marrakech".
Più in là, dietro il Palazzo Reale, si stendono frutteti dell'Adgal dove si tengono feste sontuose.
Con l'avvicendarsi delle stagioni, gli alberi si coprono di frutti, belli e squisiti, aranci, fichi, melograni e olive.
Poi mi dirigo in Piazza Djemaa el Fna, il cuore della "Città Rossa"... e lì, è tutta un'altra storia...