Magico Oriente






India, Pakistan, Himalaya, Nepal, Tibet, Sri Lanka.



In una "pagina" dedicata alla civiltà indiana, definire l'India da un punto di vista geografico è indispensabile.
L'India antica è più vasta dello Stato che oggi conosciamo con questo nome.
I confini con la civiltà indiana coincidono con le sue barriere naturali: a nord/nord ovest la catena dell'Himalaya e la sua estrema propaggine occidentale, l'Hindukush (in Afghanistan); a sud di questo il deserto di Baluchistan; e naturalmente i mari, che lambiscono la sua immensa parte peninsulare: l'Oceano Indiano a est, il Mare Arabico a ovest.
E per questa ragione che, sebbene meno evocativa, l'espressione "Subcontinente Indiano", di matrice geografica, appare a molti preferibile anche in ambito storico-culturale, soprattutto in riferimento al periodo precoloniale.
L'odierna carta geopolitica del Subcontinente indiano è stata disegnata a partire dal 1947, anno della traumatica partizione dell'India britannica; da questo ebbero origine l'Unione Indiana, per intenderci, lo Stato che ha per capitale New Delhi, e il Pakistan, a sua volta separato in due tronconi: occidentale (equivalente al Pakistan odierno) e orientale (oggi Bangladesh, indipendente dal 1971).
Questa precisazione non è mera pedanderia se teniamo conto che l'odierno territorio pakistano fu la culla di alcuni tra i più brillanti fenomeni culturali.
Anche a uno sguardo superficiale alle pagine di Scientia Antiquitatis India, apparirà evidente il ruolo preponderante, quasi invadente, che la religione, il mito e la filosofia reclamano in un quadro pur sintetico delle tradizioni culturali del Subcontinente.
Se questa è una nozione familiare a molti, un aspetto che potrebbe sorprendere non pochi lettori è che, nonostante il senso del sacro abbia costantemente impregnato la visione del mondo e delle cose, lo sviluppo del ragionamento scientifico raggiunse in India vette altissime e in diverse branche del sapere: l'astronomia, la medicina, la grammatica e altre scienze.
La storia, al contrario, sembra recedere in secondo piano: nel corso dei millenni, l'India ha mostrato una debole vocazione storiografica; da qui la possibile oscillazione delle cronologie, e l'immagine sfuggente che ancora abbiamo di singoli sovrani o di intere dinastie.
Infine, una nota sull'ortografia.
Per la resa dei termini sanscriti e di altre lingue indiane, antiche o moderne, si è scelto di sacrificare il rigore della traslitterazione scientifica a favore della massima semplificazione: nomi personali, toponimi, opere letterarie e altri termini sono traslitterati nella maniera che dia al lettore non esperto un'idea della pronuncia quanto più possibile vicina a quella reale.