giovedì 2 febbraio 2017

Le isole galleggianti degli Uros - Perù, Lago Titicaca


Testo di Massimo Bocale




A Puno noleggiamo una barca a motore indispensabile per raggiungere le isole degli Uros, una quarantina d’isole flottanti a circa un’ora di navigazione. Il viaggio è piacevole, la barca naviga passando tra i canneti della Riserva Nazionale del Titicaca istituita nel 1978 per conservare questo particolare universo paludoso, luogo ideale per la crescita della canna di totora, la materia prima utilizzata per costruite le isole, le case e le barche. Queste originali isole galleggianti ancorate al fondale sono formate da un ammasso di canne di totora, limo, detriti che, imprigionando le radici, consente alle canne di non marcire.




Strana è l’impressione che proviamo camminando su queste isole: il terreno formato da uno spesso strato di canne si muove al nostro passaggio sprigionando una strana esalazione di muffa. Qui tutto è costruito con la totora: oltre alle abitazioni e alle graziose imbarcazioni, che rispecchiano l’antica forma e tecnica costruttiva, anche la scuola, il centro medico, le stuoie, le pareti e le finestre delle case sono realizzate con questa particolare canna endemica.




Gli Uros conducono una vita semplice e la loro dieta è composta dal pesce, dalla cacciagione, dai germogli di totora, efficace contro la gotta, e dai prodotti (riso e patate) che riescono a ottenere barattando nei mercati rivieraschi la produzione ittica in eccedenza.




Gli Urus anticamente si rifugiarono su queste isole galleggianti per sfuggire ai bellicosi popoli vicini e neanche al tempo dell’impero Inca persero la propria autonomia. Questa vita primitiva in simbiosi con il lago continuò per secoli finché non accorgendosi del trascorrere del tempo, si estinsero: l’attuale popolazione è, infatti, il risultato di un meticciato iniziato negli anni cinquanta del secolo scorso tra Urus e Aymara.


























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