domenica 9 ottobre 2016

Le grandi spedizioni: Ai confini del globo. Ranulph Fiennes.


Le grandi spedizioni: Ai confini del globo. Ranulph Fiennes.

Il giro del mondo: la via più difficile.



"L'idea era completamente insensata" scrisse Ranulph Fiennes, "ma mia moglie, Ginnie, insisteva: "Perchè non facciamo il giro del mondo per la via più difficile, cioè passando dai due Poli?".
"C'erano moltissime ragioni per non farlo", ricorda Fiennes, come se all'esplorazione polare potesse in qualche modo applicarsi la ragione, "e cominciai a elencarle, ma Ginnie è testarda.
E' l'unico viaggio che non è stato ancora tentato ed è assolutamente fattibile".
Quell'estate del 1972, Fiennes, un ex ufficiale dell'Esercito britannico con esperienze sul Nilo e sui ghiacciai norvegesi, a stento riusciva a tirare avanti economicamente, ma l'idea sviluppò una vita propria, innarrestabile come una marea, e il Principe Carlo, che più tardi fu uno dei sostenitori dell'impresa, quando  ne sentì parlare la definì "splendidamente folle".
"Forse è proprio così", pensò Fiennes, "ma allora lo sono stati tutti i grandi pionieri dell'esplorazione polare britannica, splendidamente folli nella loro sfida all'ignoto.
Anche sr Franklin e Scott hanno pagato con la vita, entrambi hanno contribuito enormemente alle conoscenze umane sulle regioni polari.
Un altro inglese, Vivian Fuchs, ha completato la prima traversata dell'Atlantico nel 1957-1958 e l'esploratore Wally Herbert è stato il primo ad attraversare il gelido Mare Artico dieci anni dopo".
Entro il settembre del 1979 Fiennes era pronto, soprattutto grazie al supporto di organizzazioni, imprese e privati. 1800 tra tutti, di ben 19 nazioni.
La spedizione Transglobe, composta da 29 partecipanti tra  i quali Ginnie, salpò dal Tamigi e ben presto si lasciò alle spalle il Canale della Manica.





In Land Rover attraversarono l'Europa e poi l'Africa, nel caldo rovente Sahara, quindi dalla Costa D'Avorio si inbarcarono per Cape Town e proseguirono sino alla banchisa di Fimbul, nell'Antartide.
Il 28 ottobre del 1980 Fiennes partì con due compagni "in motoslitta, per una traversata di 3500 chilometri nel continente antartico, la prima mai effettuata a bordo di veicoli scoperti.
la temperatura si aggirava intorno ai -50°C, dunque era relativamente mite, ma il rischio di congelamento era costante.
L'itinerario scelto non si trovava sulle mappe, così venivano effettuati regolari letture  barometriche per il rilievo topografico.






Raggiunsero il "fondo del globo" il 15 dicembre, e là, lo staff di ricercatori della stazione antartica americana Amundsen-Scott li rincuorò con docce calde e gelato.
Continuando il viaggio, il 10 gennaio 1981 raggiunsero la base neozelandese Scott, situata all'altro capo dell'Antartide, alle pendici del fumante vulcano Erebus.
Sei mesi dopo erano in pieno Nord, alle foci del fiume Yukon.
Equipaggiati con gommoni spinti a motori fuori bordo, ne risalirono il corso per quasi 2000  chilometri fino alla città della corsa dell'oro, Dawson City, nel territorio canadese dello Yukon, quindi via terra raggiunsero il fiume Mackenzie.
Dalla foce di quet'ultimo, "a bordo di una baleniera dotata di due motori da 60 cavalli abbiamo attraversato il Passaggio di Nord-Ovest", riportava Finnies nel numero di National Geographic uscito nell'ottobre del 1983, "percorrendo 6400 chilometri in meno di un mese, l'unico viaggio del genere compiuto in un'unica stagione".
Amudsen aveva impiegato per lo stesso percorso più di due anni.
Dopo oltre 300 chilometri di un'estenuante marcia con le racchette da neve fino ad Alert, sulla costa settentrionale dell'isola di  Ellesmere, Fiennes raccontò di essersi accampato per l'inverno insieme ai compagni, aspettando la primavera per l'assalto finale al Polo Nord.
Al momento giusto, erano di nuovo sulle motoslitte, che però si guastarono a causa del tumulto costante del pack.
"Proseguimmo a piedi, ciascuno di noi trainando una slitta carica di rifornimenti e di cibo disidratato, che pesava una settantina di kg.
Dopo 150 terrificanti chilometri di traino, le condizioni del ghiaccio migliorarono e il nostro fedele Twin Otter ci consegnò altre due motoslitte per i restanti 650 chilometri di percorso a zigzag che ci separavano dal Polo.
Arrivammo alla nostra meta la domenica di pasqua, unici ad avere congiunto i due Poli con un itinerario di superficie".




Forse i chilometri che Fiennes definì "estenuanti" e "memorabili" si rivelarono tali perchè furoni fra i pochi che percorse a piedi o con le racchette da neve e non su un mezzo meccanico o a bordo di una barca a motore.
Mentre si dirigevano verso sud, un banco di ghiaccio galleggiante alla deriva li tenne intrappolati per 99 giorni, finchè non furono in grado di remare fino a una nave di soccorso distante 20 chilometri.
Nell'agosto del 1982, quasi dieci anni dopo il momento in cui l'idea della spedizione era stata concepita, poterono finalmente iniziare il ritorno verso casa.
Al termine del suo viaggio, al pari di molti altri esploratori, Fiennes si trovò a fare queste considerazioni:
"Probabilmente il risultato più importante da noi ottenuto è da valutare in termini umani piuttosto che geografici.
Abbiamo vissuto a strettissimo contatto per tre  anni in condizioni di pressione eccezzionale e di occasionale pericolo. Ne siamo usciti amici, con una comprensione più profonda della tolleranza e delle capacità umane, entrambe in misura molto superiore a quanto ci saremmo aspettati".
Ormai tranquillo a casa sua e insignito del cavalierato per le sue imprese, Fiennes aggiunse:
"Vivo nell'ansia costante per la prossima idea di Ginnie".