martedì 26 settembre 2017

Darfur: Una polveriera pronta a riesplodere.


Un genocidio dimenticato.
"Nessuno ne parla ma l'emergenza umanitaria non è mai finita".




Gli accordi di pace di Doha avevano acceso la speranza per milioni di profughi in Darfur (Sudan).
In molti si sono illusi che il cessate il fuoco avrebbe attenuato le sofferenze degli oltre 1,8 milioni di profughi: a meno di un anno da quegli accordi, le violenze sono riprese.
Nella sola settimana tra il 4 e il 10 novembre 13 persone sono state massacrate nel villaggio di Fasher; 107 sono state infettate da un'epidemia di febbre gialla dovuta allo stop imposto dalle autorità nigeriane alla fornitura dei vaccini; un convoglio Onu è stato attaccato e due diplomatici sono stati uccisi vicino a Nyala, capitale della regione.







A lanciare l'allarme, l'Italians for Darfur Onlus, una delle poche organizzazioni umanitarie in Sudan, dopo l'espulsione di 13 Ong accusate di Khartum di "aver inventato le notizie fornite alla corte penale internazionale de l'Aja" che aveva spiccato un mandato di arresto nei confronti dell'attuale presidente Bashir per crimini contro l'umanità.
Oggi, se le autorità di Khartum e Onu non riusciranno a trovare un accordo, e a riprendere la distribuzione di viveri e generi di prima necessità agli sfollati, la situazione non potrà che tornare a esplodere.