sabato 23 settembre 2017

Le grandi spedizioni: Jacques.Yves Cousteau, il signore degli abissi.





Il suo è un profilo che colpisce: il naso aquilino risalta sugli zigomi scavati, incorniciati da folte sopracciglia nere e da un sorriso aperto.
Aggiungiamo la sua caratteristica, essenziale muta nera, e otteniamo la figura di quello che è forse l'esploratore più famoso al mondo, Jacques-Yves Cousteau.
Avvertito il richiamo del mare sin da piccolo, Cousteau divenne ufficiale, pluridecorato, della Marina francese e genero di ammiraglio.
"Quando avevo quattro o cinque anni", diceva, "già amavo il contatto con l'acqua, fisico, sensuale".
Nel 1936, durante il periodo di convalescenza dopo un incidente stradale, indossò la sua prima maschera da subacqueo e si tuffò nelle acque del Mediterraneo.
L'impatto fu decisivo: "A volte siamo così fortunati da accorgerci che la nostra vita sta cambiando, cosicché possiamo liberarci della vecchia esistenza per abbracciare quella nuova, seguendone il corso.
E' esattamente quello che è successo a me in quel giorno d'estate, a Le Mourillon, quando i miei occhi si aprirono sul mare".
Ossessionato dalle immersioni al punto da sognarle la notte, Cousteau voleva nuotare libero come un pesce, non costretto nell'ingombrante bardatura dei palombari, in scafandro e casco.




Per realizzare il suo sogno ricorse a quell'inventiva che avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera.
Il risultato fu l'Acqua-Lung, una bombola portatile autosufficiente che poteva fornire al sommozzatore aria pressurizzata tramite una valvola che si apriva ispirando.
Ma come realizzare una simile valvola?.
Nel 1942 l'ingegnere Emile Gagnan mostrò a Cousteau l'oggetto giusto: una valvola diffusa nella Francia del periodo bellico, grazie alla quale il gas da cucina poteva essere sfruttato dalle automobili in caso di penuria di benzina.
Dopo una serie di eperimenti condotti su prototipi, Cousteau sottopose l'Acqua-Lung a test molto meticolosi nelle acque del Mediterraneo.
"Ho sperimentato tutte le manovre possibili, giravolte, capriole e avvitamenti.
Mi misi a testa in giù su un dito solo e scoppiai a ridere, una risata stridula e distorta.
Niente di quello che facevo riusciva ad alterare il ritmo automatico con cui l'aria fluiva.
Liberato dalla gravità e sostenuto dalla spinta idrostatica, era come se volassi nello spazio".
In autunno i tre avevano già compiuto almeno 500 immersioni a Dumas aveva raggiunto i 64 metri in ottobre.
A trenta metri, ricorda "(avvertii) come uno strano senso di beatitudine.
Mi sentivo ubriaco e spensierato".
Il suo stato confusionale aumentava con la profondità.




Era un caso di narcosi d'azoto, conosciuta anche come "estasi degli abissi".
Infatti l'eccesso d'azoto e di biossido di carbonio nell'organismo, spinti nel flusso sanguigno dalla forte pressione subacquea, produce una sorte di ebrezza.
Secondo la descrizione che ne fece Cousteau, "una leggera esaltazione si trasforma in estasi; le reazioni al pericolo svaniscono. Il subacqueo rischia di perdere i sensi, il boccaglio e la vita".
Anche l'embolia gassosa, altro rischio fisiologico delle immersioni, è connesso all'accumulo dell'azoto nell'organismo.
Quando si risale in superficie troppo in fretta, la rapida riduzione della pressione dell'acqua può infatti causare la formazione di bolle di azoto nel sistema circolatorio, con possibili conseguenze letali.
I subacquei hanno ben presto imparato a evitare le embolie effettuando le risalite in più fasi, in modo da consentire al corpo di adeguarsi gradualmente ai differenti livelli di pressione.
Con il passare del tempo sono state sviluppate le camere di decompressione, che ottengono lo stesso effetto artificialmente.
L'Acqua-Lung, oggi meglio conosciuto come Scuba, acronimo di Self Countained Underwater Breathing Apparatus (apparato autonomo per la respirazione subacquea), rese Cousteau e i suoi compagni simili ai mitici "uomini pesce" come furono chiamati in diversi articoli di National Geographic.
Al termine della seconda guerra mondiale Cousteau si dedicò a tempo pieno all'esplorazione subacquea e alla realizzazione di documentari, ma per concretizzare i suoi progetti aveva bisogno di una nave che lo portasse verso mete che di volta in volta sceglieva.




Il comandante, come sarebbe stato soprannominato per tutta la vita, adattò allora un vecchio dragamine di costruzione americana, dotandolo di un laboratorio e di una camera di compensazione, e lo battezzò Calypso, come la ninfa marina che aveva tenuto prigioniero Ulisse per sette anni: la Calypso di Cousteau avrebbe tenuto in cattività volontaria il suo equipaggio, compresi Taillez, Dumas e il "maestro" sommozzatore Albert Falco, per molti più anni.
La nave salpò da Tolone nel novembre del 1951 e di lì a poco prese il via una collaborazione tra Cousteau e la National Geographic Society destinata a durare 45 anni.
Durante tutto questo periodo, fotografi e membri dello staff della Society affiancarono il Comandante in spedizioni rese possibili in buona parte dai finanziamenti offerti dall'istituzione, finanziamenti che ammontarono a quasi mezzo milione di dollari in totale.
Uno dei membri dell'équipe era Luis Marden, poliglotta e uomo di mondo che aveva cominciato la carriera a National Geographic come scrittore e fotografo nel 1934.
Si deve a lui la rivoluzione della rivista per quanto riguarda la fotografia, con l'introduzione di apparecchi da 35mm e del sistema Kodachrome, una volta considerato un giocattolo per dilettanti.
Nel 1955 Marden, appassionato subacqueo, si unì alla spedizione della Caplypso verso il Mar Rosso e l'Oceano Indiano.
Cousteau intendeva girare un lungometraggio e Marden voleva cimentarsi nella fotografia subacquea a colori.
Egli fu subito entusiasta della vita di bordo. "Presto mi accorsi che la Calypso era una nave molto ben organizzata. Trasportava due tonnellate di vino rosso in serbatoi di acciaio inossidabile e venti tonnellate d'acqua dolce: con irrefutabile logica gallica, veniva razionata l'acqua, ma non il vino".
Ammirava molto anche la moglie del Comandante, Simone, quai una mamma per l'equipaggio, perfettamente in grado di rimettere al suo posto uno qualsiasi degli uomini
"con termini che avrebbero fatto arrossire il lupo di mare più incallito".
A quell'epoca ogni viaggio della Calypso permetteva di scoprire nuovi territori sottomarini inesplorati.




Marden ricorda "Quelli erano momenti felici, quando il mondo sottomarino era ignoto e giaceva sotto di noi, pronto a essere scoperto.
Ogni giorno era come visitare un pianeta diverso: il panorama, la flora, la fauna, perfino l'atmosfera, tutto era alieno. Spesso, quando arrivavano su isole disabitate, eravamo i primi a violare la superficie dell'acqua e da ogni immersione poteva nascere qualcosa di nuovo".
In totale durante la spedizione Marden scattò 1200 fotografie con una Leica dotata di grandangolo e con una Rolleiflex standard chiusa in una custodia a tenuta d'acqua.
Poiché a bordo non era disponibile un laboratorio fotografico, non si potevano sviluppare né le fotografie, né i filmati fino al ritorno in Francia.
Le 39 pagine dell'articolo di Marden apparso sul National Geographic del febbraio 1956 contenevano le immagini sbalorditive di quella spedizione, compresa una fotografia di Ulisse, una cernia di 27 chili che ricordava Churchill e che aveva seguito Marden come un cucciolo mentre questi era intento nel suo lavoro.
Negli ultimi tempi, Ulisse era diventata così invadente che avevano dovuto rinchiuderla in una gabbia per squali per due giorni, per dare a Marden la possibilità di portare a termine il suo compito.
Alla fine degli anni cinquanta, Cousteau aveva capito che l'Acqua-Lung non avrebbe potuto portare i suoi "uomini pesce" più giù di tanto.
Era venuto il momento di escogitare un veicolo che aumentasse la capacità dell'uomo di spingere sempre più in profondità le proprie esplorazioni.
Una serie di prove eseguite da altrettanti errori alla fine produsse una sorta di sfera appiattita, azionata dall'acqua forzata a passare attraverso alcuni ugelli posti sui lati dello scafo.
Questo "disco volante" subacqueo fu provato per la prima volta da Cousteau al largo di Porto Rico.



Falco, scelto per il primo test, risalì dalla prima immersione ed esclamò: "Ca c'est de la bagnole", approssimativamente : "E' una bagnarola".
Alla fine, il disco avrebbe portato Cousteau e gli altri alla profondità di 100 metri.
Nel 1966 il produttore televisivo della National Geographic Society, David Wolper, creò Il mondo di Cousteau, un programma della durata di un ora, che illustrava il progetto Conshelf Three, ossia il tentativo di alloggiare sei uomini accuratamente selezionati in una struttura di 140 tonnellate ancorata a 100 metri sotto la superficie del Mediterraneo.
Questi uomini vissero e lavorarono sott'acqua per tre settimane, dimostrando l'estrema praticità delle stazioni sottomarine per lo sfruttamento e l'estrazione del petrolio.
Il programma televisivo ebbe un enorme successo, facendo appassionare i marinai d'acqua dolce di tutto il mondo alle avventure a bordo della Calypso.
In aggiunta agli special prodotti regolarmente dalla Society, Cousteau più tardi stipulò un accordo con la rete ABC, che produsse Il Mondo Sottomarino di Jacques Cousteau, seguito da milioni di persone nel corso di nove anni di programmazione.
Grazie alle sue ricerche, Cousteau iniziò a capire quanto l'oceano, nonostante la sua vastità, fosse un ambiente estremamente minacciato, un mondo meraviglioso il cui equilibrio rischiava di essere irrimediabilmente compromesso; il Mediterraneo, in particolare, era il serio pericolo.
Egli decise allora di sfruttare il proprio nome, diventato famosissimo, e nel 1973 fondò la Cousteau Society in difesa del mare e mandò la Calypso a solcare i mari e i fiumi di tutto il mondo, per documentare il degrado.
Il Comandante rimase sempre in piena attività e quando nel 1997 morì, all'età di 87 anni, ricevette una delle onorificenze più alte del suo Pese, generalmente riservate ai capi di Stato: un funerale celebrato in forma pubblica nella cattedrale di Notre-Dame, a Parigi.
L'anno successivo, il suo collega e amico Luis Marden ne redasse l'elogio funebre sul numero di febbraio di National Geographic, facendo riferimento alla dedica che aveva scritto nel 1961, quando Cousteau aveva ricevuto la Specila Gold Medal della National Geographic Society dalle mani del presidente John F. kennedy:
"Agli uomini della terra diede la chiave del mondo del silenzio".